INDICE
CAPITOLO I
Fides, pietas, ratio
Valori culturali tradizionali
CAPITOLO II
La religione nell’antica Roma
La religione nel corso dei secoli
Binomio «religione e potere», oggi
CAPITOLO III
Spiritualità
Il buon volere e il cattivo volere
CAPITOLO IV
Morale sociale
Venuta meno della morale sociale
CAPITOLO V
Il timor Domini dei credenti
La realtà socio-politica del nostro tempo
Le visioni dell’etica laica
Il dissidio fra ragione e sentimento
CAPITOLO VI
La coscienza morale
La libertà di coscienza
Carenza di coscienza morale
Ragione e coscienza morale
Forza del potere e coscienza morale
CAPITOLO VII
Coscienza morale cristiana
Cristiani come scelta di vita
CAPITOLO VIII
Idea di felicità e piacere nella classicità greca e latina
Idea di felicità nella visione della filosofia
Idea di felicità nella realtà attuale
Idea di felicità in senso generale
Idea di felicità nell’ideale cristiano
CAPITOLO IX
Valori dello spirito
Tentativi di sradicare i valori dello spirito
Meno spiritualità equivale a meno moralità
Snaturamento della natura umana
CAPITOLO X
Scienza e valori dello spirito
Finalità utilitaristiche delle ricerche scientifiche
CAPITOLO XI
Carenze valoriali
Tradimento dei valori
CAPITOLO IV
Morale sociale – Venuta meno della morale sociale
Morale sociale
In linea generale, la morale sociale si traduce in una costellazione di valori «culturali, morali, religiosi, civili» e di principi morali costituenti le basi dell’operare individuale e sociale. Non ha ovviamente la forza propria di una legge positiva ma è comunque tale da esercitare in qualche misura un influsso sui comportamenti e sui rapporti di interazione sociale, traducendosi in un insieme di regole morali che permeano tutta la vita di una società.
La storia ci insegna che, in ogni tempo e in ogni società, si è sempre notata una certa tendenza a seguire una morale sociale, anche se non praticata da tutti ed anche se sentita in modi e forme talvolta dissimili tra loro.
L’idea di morale sociale, da cui trae origine la coscienza sociale, non è avvertita da tutti allo stesso modo: da taluni è percepita in visione culturale e/o politica, da altri in chiave religiosa, da altri ancora in modo del tutto soggettivo e da taluni è finanche sconosciuta.
La morale sociale, e prima ancora la morale individuale, oggi risente delle condizioni proprie del nostro tempo, caratterizzato da grandi trasformazioni nei modi di produzione e di scambio, nel rapporto tra politica ed economia, nelle comunicazioni, nelle relazioni interpersonali, nei costumi politici e sociali in genere, quale insieme di situazioni che sfaldano la tradizionale coesione interna della società.
Va detto poi che i moderni assetti politici, preordinati a dare risposte concrete alle esigenze di convivenza e di sicurezza, nell’ottica del progresso civile e sociale, sembrano indebolirsi e deteriorarsi di giorno in giorno.
Per effetto di ciò, si registra una crisi d’identità del cittadino, un affievolirsi del suo senso di cittadinanza, un offuscarsi delle sue prospettive e aspettative generali, una sensazione di perdita dei valori «culturali, morali, religiosi, civili».
Questo insieme di situazioni negative è particolarmente accentuato in campo politico, ove si nota un generale scollamento della morale sociale e si ha la sensazione di trovarsi sull’orlo di un baratro culturale, morale e sociale.
La realtà quotidiana insegna che alla base del decadimento morale delle pubbliche istituzioni, frequentemente, si trovano cause dettate dalla spasmodica ricerca del consenso elettorale, oltre a cause di natura ideologica. Le une e le altre generano una visione non corretta della realtà, della società e dell’esistenza umana e, a lungo andare, sono destinate ad alterare il senso della morale tradizionale.
Tra le principali forme di decadimento morale e di mala gestio originate dai «signori della politica» nel contesto delle pubbliche istituzioni nazionali e locali, inconciliabili con la morale sociale tradizionale e con il messaggio cristiano, figurano le seguenti:
- il mancato rispetto delle regole, dei diritti e dei principi fondamentali;
- inclinazione al male e all’iniquità, che porta alla prevaricazione, alla sopraffazione e al sopruso, per assecondare ideologie o interessi di parte;
- adozione di provvedimenti in contrasto con i valori umani universali o con i principi fondamentali del vivere civile;
- comportamenti violenti, azioni disoneste o disdicevoli, per perseguire fini contrari al bene comune;
- arbitraria creazione di debito pubblico, spesso al fine di procurarsi consenso elettorale;
- arbitraria imposizione di nuove imposte e tasse, con contestuale incapacità di perseguire l’evasione fiscale;
- arbitrario aumento dell’imposizione fiscale specie verso i lavoratori e i pensionati;
- la corruzione, che si sostanzia in azioni contrarie ai doveri istituzionali in cambio di denaro o altri vantaggi personali;
- l’uso di mezzi illeciti o comunque disonesti per conquistare il consenso e mantenere il potere;
- l’uso del potere per la violazione dei diritti altrui, siano essi sanciti dalla legge o riconosciuti dalla ragione e dalla morale;
- l’uso scorretto del pubblico denaro, spesso per fini clientelari o di consenso elettorale;
- la cattiva conduzione dei pubblici servizi e della cosa pubblica, talvolta per inettitudine, talaltra per assecondare interessi di parte.
Come accennato più sopra, sono motivo di non poca preoccupazione le sempre più numerose mistificazioni della morale sociale tradizionale e delle forme di mala gestio da parte dei «signori della politica», molti di asserita appartenenza all’area della cristianità. Tali signori operano in modi e forme del tutto estranee alla spiritualità e/o ai sentimenti religiosi e, servendosi dell’appartenenza politica, tentano di schermare utili politici, interessi personali o dei partiti di appartenenza, nella prospettiva di obiettivi politici o personali.
Tali condotte, come detto sopra, sono tutte indistintamente in aperta contraddizione con la morale sociale tradizionale e con i punti essenziali del messaggio cristiano, per cui i «signori della politica» che le pongono in essere si collocano al di fuori dell’onestà e dell’etica individuale, collettiva e pubblica.
Simili condotte si sostanziano in un disconoscimento della verità, dei valori morali e dei principi fondamentali della cristianità che, secondo gli insegnamenti sociali della Chiesa, devono ispirare, guidare e orientare l’azione politica.
Per essere chiari fino in fondo, non sono poche le responsabilità che i Cristiani sono chiamati ad assumere nella vita, sia nell’ambito della sfera individuale che in quello della sfera sociale.
Anche se, invero, è pressoché impossibile raggiungere la piena realizzazione del messaggio cristiano, ognuno deve impegnarsi a evitare il male ed a cercare il bene dove esiste e non ostinarsi a vederlo nella malvagità o nella disonestà, dove non può esistere.
Si aggiunga poi che, secondo l’alto insegnamento ovidiano video meliora proboque, deteriora sequor – vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo le peggiori (Ovidio, Metamorfosi, VII, 20), a nulla serve volere, desiderare e cercare il bene se manca la capacità o la forza di attuarlo.
Il bene, nel suo significato etico-ontologico, secondo il messaggio cristiano, si può identificare nell’agire secondo le regole della giustizia, secondo la voce dell’interiorità, secondo virtù, secondo la legge naturale e morale che è dentro di noi, secondo quanto è percepito come buono (utile, vantaggioso, proficuo).
Chi vive appieno la spiritualità o la fede religiosa ha un rapporto esclusivo e permanente con la propria interiorità, sente una forte sensibilità verso i valori spirituali e sente al tempo stesso un motivo di pace interiore, che favorisce un cammino di benessere psichico.
Venuta meno della morale sociale
Sulla perdita di valori «culturali, morali, religiosi, civili», motivo della venuta meno della morale sociale, si apre uno scenario politico preoccupante, perché i «signori della politica», che hanno governato dal dopo guerra a questa parte, hanno fatto uno scempio della moralità pubblica e privata.
Le responsabilità politiche della presente sciagura civile e morale gravano pesantemente su detti «signori della politica» dei vari partiti e schieramenti, che non hanno mai inteso prendere ferma posizione sugli infiniti tristi fenomeni di malcostume, tradendo così ogni aspettativa in tema di etica collettiva e pubblica.
Siffatte colpevoli carenze della classe politica hanno ingenerato un consequenziale decadimento del sistema politico, sociale, economico e dei valori «culturali, morali, religiosi, civili».
Tutto ciò, a sua volta e a lungo andare, ha creato un clima di disistima e sfiducia nelle pubbliche istituzioni, soprattutto nei giovani, oltre ad una diffusa tendenza ad assumere atteggiamenti di sfida e di rivolta alla morale tradizionale.
Infatti, nei giovani si nota, per un verso, l’affermazione di una sempre più sfrenata libertà individuale e, per altro verso, frequenti forme di nichilismo e di compiaciuta esaltazione del male.
L’ibrida e multiforme situazione venutasi a determinare, specie nelle nuove generazioni, è ovviamente motivo di riprovazione e di forti critiche ma anche di grande preoccupazione per il futuro della società.
Il rimedio a tale forma di involuzione culturale, morale e sociale, che gradualmente porta ad uno sconvolgimento della coscienza sociale, secondo gli studiosi di sociologia e i conoscitori dei fenomeni sociali, si potrebbe trovare nel rafforzamento del senso di cittadinanza e nella formazione di idealità sociali.
Iniziative queste che incombono in primis ai «signori della politica», ai quali è richiesto un forte impegno in tal senso, che finora non hanno mai dimostrato. In particolare, si avverte un forte bisogno di fattivi interventi volti a:
- favorire aspetti valoriali, «culturali, religiosi, civili», ossia assumere una visione idealistica della vita, della società e del mondo, in sostituzione di una visione utilitarista. Solo con una visione idealistica della vita si attribuisce un senso vero e profondo alla propria esistenza e, nel contempo, si assegna un ruolo significativo alle proprie azioni, siano esse sviluppate nel campo privato o in quello pubblico.
- promuovere la crescita dei valori umani e sviluppare una forte morale e coscienza sociale, consentendo di interpretare e affrontare gli eventi umani con un più accentuato spirito di solidarietà e di fratellanza. In pratica, facendo prevalere l’idea idealista su quella di stampo utilitarista si potrà incidere sull’intero tessuto sociale e innovare radicalmente anche le deteriorate forme di organizzazione politica e sociale.
- promuovere un uso corretto e non distorto dell’intelligenza, consci che l’esistenza umana è foriera di valori più grandi del proprio «io». Il ricorso alla scaltrezza e alla furbizia per risolvere i propri problemi è un uso distorto dell’intelligenza, destinato a produrre sopraffazione e caos nella società. Occorre coltivare un’idea di bene comune e di morale sociale che sia tale da costituire un forte legame collettivo, in modo da produrre un generale senso di fiducia verso le istituzioni e verso la società.
- creare le premesse per una vera giustizia sociale, finalizzata a garantire l’eguaglianza dei diritti, la libera esplicazione della personalità, l’equa ripartizione dei beni;
- creare un forte senso di morale sociale e di etica civile, con introduzione del relativo insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado e con istituzione della facoltà di etica presso le varie Università.
A margine di tali indicazioni, piace riportare uno stupendo aforisma del noto scrittore Andrea Camilleri: «mentre il rigore morale e l’onestà non sono contagiosi, l’assenza di etica e la corruzione lo sono, e possono moltiplicarsi esponenzialmente con straordinaria velocità».
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Se si vuole innovare ab imis il tessuto sociale, occorre abbandonare ogni forma di deviazione culturale di un’epoca priva di valori «culturali, morali, religiosi, civili», qual è la nostra, e far emergere una nuova cultura di morale sociale nella società in cui viviamo, sia con l’allargamento del campo degli interessi individuali e sociali sia anche con la diffusione di sani e forti ideali di convivenza e di solidarietà umana.
A livello individuale, il presupposto indispensabile per incidere in tal senso sul tessuto sociale, per maturare una rinnovata morale sociale, è l’ampliamento delle basi «culturali, morali, religiose, civili», il perseguimento della crescita interiore, non disgiunto da un comportamento improntato all’onestà, all’etica e ad un fattivo impegno negli ambienti sociali. Inoltre, nella prospettiva di instaurare rapporti più umani e di creare le necessarie premesse per una vita migliore, nostra prima e degli altri poi, ognuno dovrebbe abituarsi alla schiettezza e alla franchezza, alla parresia, a dire sempre e comunque la verità.
A livello istituzionale, occorre mirare ad un cambiamento radicale dell’attuale sistema sociale e politico, che di fatto è la sommatoria di egoismi personali, di interessi di classe, di categoria e di casta, ed inventare un nuovo modello sociale e politico guidato da politici illuminati unicamente dalla morale, dalla coscienza e dallo spirito di servizio.
In una società, qual è la nostra, caratterizzata da conflittualità politica permanente, una società sregolata che induce a sospettare di tutto e di tutti, una società ove fa spicco la mala gestio in molti centri di potere, derivante da comportamenti illeciti o disonesti, dettati dalla scaltrezza, dalla furbizia e dall’ipocrisia, non è certo facile parlare di cambiamento radicale.
In simile genere di società, l’origine di tutti i mali non possono che essere le numerose forme di potere malefico esercitato dai «signori della politica», in aperto contrasto con i più elementari principi della democrazia, della morale individuale e sociale.
L’attuale quadro generale evidenzia poi un groviglio di situazioni sociali e politiche caratterizzate da ideologie superate, da interessi partitici che hanno originato un’economia al collasso, aspetti che dovrebbero preoccupare seriamente quanti sono chiamati alla soluzione dei problemi reali della società.
La triste congiuntura in cui ci troviamo postula interventi mirati nel campo sociale ed economico e non decisioni politiche frutto di nostalgiche visioni, tese ad assecondare anacronistiche concezioni di vita, situazioni a cui si deve far fronte con grande senso di responsabilità e razionalità, non disgiunte da una rinnovata morale sociale.
Inoltre, per superare l’attuale involuzione economica e sociale, i «signori della politica» non dovrebbero esitare ad avvalersi delle esperienze politiche e sociali maturate nei più evoluti Paesi del Nord Europa, in caso contrario si profila molto lontana l’integrazione europea e al di là da venire comuni obiettivi di civiltà, costumi di vita e cultura europea.
I «signori della politica» devono poi maturare una nuova, forte e coesa morale sociale, con solide basi concrete, a cui è indispensabile che anche i singoli cittadini si aggreghino, offrendo il proprio patrimonio culturale e morale e si impegnino in iniziative dirette ad elevare il grado di consapevolezza e di morale sociale.
Il potere politico che prescinde dalla moralità individuale e pubblica, è necessario sottolinearlo, non può che essere un potere malefico, che finisce per mistificare o snaturare la realtà, divenendo sinonimo di potestà falsata.
I cittadini, da parte loro, non possono far finta di non vedere le ingiustizie, le sopraffazioni, le prepotenze, i soprusi, le iniquità, gli abusi di varia natura perpetrati dai «signori della politica», specie quando siano ai danni di persone deboli o indifese, ma devono alzare la voce e reagire in tutti i modi leciti.
In un maturo sistema democratico, simili spregevoli forme di gestione della res publica e di colpevole inerzia di detti signori non possono passare inosservate e, in ogni caso, gli elettori non dovrebbero mai perdonarle nel segreto dell’urna elettorale.